Questa volta, le letture rimandano tutte allo stesso concetto: l’importanza di essere accoglienti.
Nel libro dei Re, si narra di un momento di grande difficoltà di Israele: una siccità prolungata che vuol dire carestia, e dunque fame e mancanza di acqua. Cosa fare? Il Signore manda Elia a Sarepta. Non che lì la cosa fosse diversa; anzi, quando vi giunge incontra una povera vedova (il che era allora sinonimo di vera fragilità sociale) che in casa non ha più nulla. Che però non si tira indietro e verrà largamente ripagata.
Chissà se san Paolo -o chi per lui- pensava davvero a questo episodio nella lettera agli Ebrei quando raccomandava l’ospitalità ricordando come “alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli”? Poi, nomina anche ben altro: stili di vita difficili da seguire: allora, in mezzo a pagani, per noi oggi, in un mondo largamente scristianizzato. Ma c’è un modo per riuscirvi. “Possiamo dire con fiducia: «Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura».
Nel vangelo, Gesù riprende fortemente il tema dell’accoglienza. Di tutti, ma proprio tutti: dal profeta (Elia anche qui) ai “piccoli”: «in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Questa parola parla in modo significativo proprio a noi, oggi, pensando alle migliaia di uomini donne giovani bambini anche piccolissimi che, per scappare da violenza, persecuzioni, fame, guerra, sfidano la sorte troppo spesso morendo di freddo nei boschi ai confini della Polonia o della Bulgaria, di malattie nei campi assolati di Lesbo in Grecia, di tortura nelle prigioni libiche, o ancora di sete nel Mediterraneo, troppo spesso in vista di porti inospitali.
Non ci saranno fra loro, probabilmente, angeli e neppure profeti. Di certo, non ci sono fra noi molte vedove di Sarepta…
Lettura del primo libro dei Re (17, 6-16)
I corvi portavano ad Elia pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente. Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non era piovuto sulla terra. Fu rivolta a lui la parola del Signore: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
Lettera agli Ebrei (13, 1-8)
Fratelli, l’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò». Così possiamo dire con fiducia: «Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?». Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!
Lettura del Vangelo secondo Matteo (10, 40-42)
Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Preghiere dei Fedeli della Comunità di Santa Croce
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Signore Gesù, le tue parole sono rivolte alla Chiesa e sono molto esigenti. Ma indichi la strada: quella della misericordia e della carità, nella quale gli uomini e le donne che si sentono parte della Chiesa possono imparare a vedere il tuo volto in ogni persona che chiede aiuto. Per questo ti preghiamo…Ascoltaci, Padre buono!
Così possiamo dire con fiducia: “il Signore è il mio aiuto, non avrò paura”.
Ti ringraziamo, Signore, per il sostegno nei momenti difficili e per le gioie che la nostra Comunità ha potuto e potrà sperimentare. La tua grazia sia sempre con noi nel cammino sinodale verso nuove mete. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!
Chi spera nel Signore, non resta deluso.
In questi giorni difficili, Signore, ravviva in noi la capacità di vivere con speranza. Infatti, è proprio quando riusciamo a dare testimonianza della nostra fede in circostanze difficili, che potremo sentirti vicino, come è accaduto alla vedova di Sarepta. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!
Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli.
Vivere l’ospitalità è entrare in sintonia coi bisogni dell’altro accogliendo il suo dolore, le sue attese, la sua umanità, a volte ferita. Aiutaci, Signore, perché, attraverso la disponibilità verso gli altri, impariamo a sentire in modo più forte il tuo amore per noi. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!