7 novembre – Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

Cristo “Re dell’Universo”: in tutte queste letture troviamo più volte la parola “Re”, cui noi – qui e oggi – non siamo abituati. Certamente un “Re” molto particolare, e questo sin dalla prima lettura che contiene la visione di questo “Servo”, chiamato, sin “dal grembo materno” a diventare “luce delle nazioni” e a portare “la salvezza fino all’estremità della terra”. In un modo però particolarissimo: dovendo cioè prima essere “disprezzato, rifiutato”, fatto “schiavo dei potenti”. Eppure, alla fine, “i re vedranno e si alzeranno in piedi” davanti a lui, e i “prìncipi si prostreranno” (Isaia). Questa, la profezia che riassume in poche righe la missione e la vicenda di Gesù.

Il vangelo di Luca fissa gli ultimi istanti della sua storia terrena. Ecco Gesù crocifisso, fra due poco di buono, abbandonato da tutti, straziato dal dolore fisico e morale, con questa scritta -anch’essa profetica- che, al momento, pare però solo irridere: “Re dei Giudei”. Sarebbe questo il Re? Ed ecco le ultime ‘tentazioni’: Sei un re? Scendi di lì e salvati! E ci vuole un poveraccio condannato a morte per capire la situazione e credere nell’innocenza di Gesù e nel suo “regno”: il “paradiso”!

Paolo ridice una volta di più –ai primi cristiani e a noi oggi– il nucleo della nostra fede: lo scandalo di un Dio che rinuncia volontariamente alla sua natura divina, “umiliandosi” nella incarnazione, e facendosi “obbediente fino alla morte” (il servo di Isaia). E quale morte! “una morte di croce”…

Questa è però anche la vera ‘regalità’ di Gesù: e davanti a lui si piegherà ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra” acclamandolo come “Signore”. La profezia di Isaia si è avverata.


Letture sul sito della Diocesi: www.chiesadimilano.it/?p=477698

Lettura del profeta Isaia (49, 1-7)
Ascoltatemi… il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze…». Ora ha parlato il Signore… e ha detto: «… Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». Così dice il Signore, il redentore d’Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato, rifiutato dalle nazioni, schiavo dei potenti: «I re vedranno e si alzeranno in piedi, i prìncipi si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, del Santo d’Israele che ti ha scelto».

Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (2, 5-11)
Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Lettura del Vangelo secondo Luca (23, 36-43)
Anche i soldati deridevano il Signore Gesù, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Dal legno della croce regna il Signore. 
Celebrando il mistero della tua regalità, Signore, la Chiesa sappia testimoniare al mondo un amore che passa attraverso la croce sulla quale ti sei lasciato inchiodare perché non fossimo soli nel dolore e nella morte. Per questo ti preghiamo… Venga il tuo regno, Signore!

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.
Il vero discepolo di tuo Figlio, Signore, è colui che, semplicemente, si dona, senza pensare a sé stesso. Aiuta tutti noi della comunità di Santa Croce a ricordare che, in fondo, ciò che conta è amare, e amare ascoltando il grido di chi ha bisogno di noi. Per questo Ti preghiamo… Venga il tuo regno, Signore!

Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno, Signore!
In questo mondo, siamo tutti pellegrini, spesso distratti dalla logica del più forte. Gesù ricordati di noi, mentre affaticati affrontiamo i passaggi più difficili del nostro cammino! E per questo ti preghiamo… Venga il tuo regno, Signore!

Perché egli non ha disprezzato l’afflizione del povero… ma ha ascoltato il suo grido d’aiuto… 
Così il salmo. Ti ringraziamo, Signore, per i 50 anni di attività della Caritas. Perché con il tuo aiuto possa continuare sempre meglio la sua opera di ascolto, di sostegno ai poveri, e di evangelizzazione, ti preghiamo… Venga il tuo regno, Signore!