Una domenica interamente dedicata alla fede e alla salvezza. Fede in che cosa, però? E la domanda vale certamente anche per oggi. Lo dice molto chiaramente Isaia nella sua visione profetica. Credere innanzitutto che il Signore ci invita a guardare lontano, ai “nuovi cieli e nuova terra” che ci aspettano. Proprio per tutti: “tutte le genti e tutte le lingue”. Interessante la nota di tutte le culture, anche quelle che oggi non si capiscono e anzi magari si combattono. Possiamo sperare perchĂ© questa è la volontĂ di Dio stesso: “Io verrò”!Â
Ecco il futuro verso cui andiamo tutti. E oggi? San Paolo lo dice chiaramente alle comunitĂ nascenti. Certo il suo problema è quello di superare la Legge. Ma, alla fine, non è lo stesso problema nostro, quando viviamo nella nostra vita quotidiana pensando che qualche preghiera, qualche rosario, qualche immaginetta serva come talismano e bastino a salvarci? Come se il Signore fosse un po’ un mago? Non siamo anche noi oggi quelli che “se non vedono segni e prodigi, non credono”?Â
E la risposta è sempre data da Paolo: eredi del Regno, “si diventa in virtù della fede”. Una fede a tutto tondo, come ebbe “Abramo, padre di tutti noi”, che lasciò la sua terra. Come quel funzionario, che credette alla parola di Gesù e si “rimise in cammino”. Coraggio, dunque…
Lettura del profeta Isaia (66, 18b-22)
Così dice il Signore Dio: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti… alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore. Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me – oracolo del Signore –, così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome».
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (4, 13-17)
Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. Se dunque diventassero eredi coloro che provengono dalla Legge, sarebbe esa vana la fede e inefficace la promessa. La Legge infatti provoca l’ira; al contrario, dove non c’è Legge, non c’è nemmeno trasgressione. Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (4, 46-54)
Il Signore Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafà rnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva…di guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Preghiere dei fedeli della ComunitĂ di Santa Croce
Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue.
Signore, meditando su queste parole, la Chiesa continui a spargere i semi della veritĂ in mezzo a tutte le genti e culture, perchĂ© lo Spirito possa trasformare il cuore di ogni uomo e di ogni donna, e “nuovi cieli e nuove terre” possano diventare realtĂ anche oggi, in un mondo diviso, violento e ingiusto. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Quell’uomo credette alla parola di Gesù e si mise in cammino.
Signore, aiuta la nostra Comunità , e tutti coloro che vogliono veramente essere tuoi discepoli, a mettersi in cammino verso gli altri riconoscendo con fede in te il Maestro che guarisce i nostri cuori dall’indifferenza, dall’egoismo, e dal troppo amore per noi stessi. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Se non vedete segni e prodigi, voi non credete
Aiutaci, Signore, ad accogliere e conservare la tua Parola con la fede di Abramo e del funzionario del re del vangelo, perché possiamo anche noi avere parte alle tue promesse. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Il Signore guarda dal cielo…
Così il salmo. Oggi, giornata dedicata alla vita, guarda dal cielo, Signore, le mamme in attesa e tutte le famiglie che ancora credono nel futuro. Mettiamo nelle tue mani anche i fratelli e sorelle che, nella famiglia e nella società , si dedicano alla cura della vita: in ogni forma, particolarmente nelle fragilità più serie. E perché la tenerezza, il rispetto, l’amore possano sempre prevalere, con il cuore ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!