28 luglio – Decima Domenica dopo Pentecoste

Una riflessione che sentiamo particolarmente utile per l’oggi. Dove possiamo pensare di ‘trovare’ Dio? E come può essere il rapporto con lui? Tre spunti…

Salomone, il grande Re nel pieno della sua potenza, decide di ‘dare una casa’ a Dio: proprio a colui “che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere” (1 Re 8,27). Il che, per la verità, era stato il sogno – non realizzato – di suo padre Davide. E lo fa nel modo che ritiene degno di un Dio: con una straordinaria effusione di ricchezze e di mezzi. Ma, alla fine, quando tutto sembra essere a posto, ecco che “nell’arca non c’era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposto Mosè sull’Oreb”: quelle della alleanza. Perché, per tutto il resto, Dio decide di “abitare nella nube oscura”.

E Gesù stigmatizza per sempre quello che deve essere un luogo dedicato a Dio, cioè il tempio, per noi una chiesa: “una casa di preghiera” che non può e non deve essere ‘usata’ per altro, e ancor meno piegata a interessi, personali come collettivi, che allontanano dal Signore e rischiano di farne un “covo di ladri”. Ma il Signore ‘scompiglia’ questi piani. E finisce sempre per smascherarli. 

Da qui la forte preghiera di san Paolo ai suoi primi cristiani: “non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti”. E la sua voce arriva oggi fino a noi… Quanti sono questi “gioghi” che ci impediscono oggi di ascoltare e soprattutto di vivere il messaggio cristiano? E ci fanno dimenticare di essere noi il “tempio del Dio vivente”? 

Probabilmente, non c’è più una divisione così netta fra questi “noi e loro” così presente nelle parole dell’apostolo: il che è certo un bene. Ma che ci fa anche molto riflettere…


Lettura del primo libro dei Re (7, 51 – 8, 14)
Fu terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio del Signore. Salomone fece portare le offerte consacrate da Davide, suo padre, cioè l’argento, l’oro e gli utensili; le depositò nei tesori del tempio del Signore… convocò presso di sé in assemblea a Gerusalemme gli anziani d’Israele, tutti i capitribù, i prìncipi dei casati degli Israeliti, per fare salire l’arca dell’alleanza del Signore dalla Città di Davide, cioè da Sion. Si radunarono presso il re Salomone tutti gli Israeliti… durante la festa… Il re Salomone e tutta la comunità d’Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all’arca pecore e giovenchi, che non si potevano contare né si potevano calcolare per la quantità. I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nel sacrario del tempio, nel Santo dei Santi, sotto le ali dei cherubini… Nell’arca non c’era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposto Mosè sull’Oreb, dove il Signore aveva concluso l’alleanza con gli Israeliti quando uscirono dalla terra d’Egitto. Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore, e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore. Allora Salomone disse: «Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura. Ho voluto costruirti una casa eccelsa, un luogo per la tua dimora in eterno». 

Seconda lettera di Paolo apostolo ai Corinzi (6, 14 – 7, 1)
Fratelli, non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: «Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impuro. E io vi accoglierò e sarò per voi un padre e voi sarete per me figli e figlie, dice il Signore onnipotente». In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio.

Lettura del Vangelo secondo Matteo (21, 12-16)
Il Signore Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. Voi invece ne fate un covo di ladri». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: “Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode”?». 


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croc

Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.
Signore, hai fatto alla Chiesa una promessa meravigliosa: essere sempre con lei, al suo fianco. Donale la capacità di vivere la tua presenza in ogni momento, in ogni azione, e di essere veramente il tuo popolo fedele. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Fratelli, non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti.
Signore, viviamo un mondo sempre più scristianizzato e quella che chiamiamo “cultura dominante” è spesso incompatibile con la tua Parola. Aiuta la nostra Comunità a non farsi trascinare lontano, ma a perseverare nell’adesione a Gesù. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Quale accordo tra tempio di Dio e idoli? 
Insegnaci, Signore, a valorizzare il “tempio” che è in noi, custodendolo gelosamente come luogo di preghiera e di incontro con te. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Fratelli, non lasciatevi legare al gioco estraneo dei non credenti…
Questa domenica, giornata mondiale di Nonni e anziani, ci interroghiamo seriamente sulla capacità – che in molti casi sembra mancata – di passare il testimone della fede alle nuove generazioni. Il tuo Spirito aiuti tutti a “raccontare” con sincerità ai più piccoli il proprio cammino, le sue radici e anche le sue difficoltà. Parlando insieme della forza che il sentire di far parte di una comunità sa dare alla vita di ogni giorno: e insieme della serenità e della gioia cui, negandosi, senza volerlo, si rinuncia… Per questo con forza ti preghiamo, Ascoltaci, Padre buono!