Possiamo partire da Isaia che, nelle sue parole, pare abbracciare il problema sempre presente nell’umanità di un ‘Male’, pronto dilagare. “Siamo diventati…una cosa impura”, la nostra “giustizia” è diventata “immonda”: potremmo dirlo anche noi in questo tempo difficile di guerra, atrocità, e tanto tanto troppo dolore. Forse temiamo che “le nostre iniquità” portino via anche noi “come il vento” e che il mondo diventi davvero un deserto…
Ma, san Paolo ricorda con forza ai primi cristiani – e a noi oggi – che apparteniamo a un tempo benedetto dalla vita morte e risurrezione di Gesù: colui che per noi ha ottenuto “la redenzione eterna”.
Il cielo si è davvero “squarciato” e – come dice il Signore stesso nel vangelo – abbiamo ora quel “pane di vita” che è il suo “corpo”, offerto per combattere il male, e insieme saziare la fame di bene e la sete di giustizia e di pace che sta nel profondo del cuore in ognuno di noi.
Lettura del profeta Isaia (63, 19b – 64, 10)
Isaia pregò il Signore, dicendo: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti, come il fuoco incendia le stoppie e fa bollire l’acqua, perché si conosca il tuo nome fra i tuoi nemici, e le genti tremino davanti a te… Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento…ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani. Signore, non adirarti fino all’estremo, non ricordarti per sempre dell’iniquità. Ecco, guarda: tutti siamo tuo popolo. Le tue città sante sono un deserto, un deserto è diventata Sion, Gerusalemme una desolazione. Il nostro tempio, santo e magnifico, dove i nostri padri ti hanno lodato, è divenuto preda del fuoco; tutte le nostre cose preziose sono distrutte».
Lettera agli Ebrei (9, 1-12)
Fratelli, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi, con l’altare d’oro per i profumi e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovavano un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne, che era fiorita, e le tavole dell’alleanza. E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendevano la loro ombra sul propiziatorio… Spirito Santo intendeva così mostrare che non era stata ancora manifestata la via del santuario…Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (6, 24-35)
Quando la folla vide che il Signore Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico… è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce
Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà fame.
Gesù è sceso dal cielo come pane, donandosi a noi nella misericordia, perché, imitandolo, sapessimo donarci agli altri. Il tuo Spirito aiuti la Chiesa, Signore, a farci vivere questo mistero, perché è nella misericordia che ti riconosciamo ed è nella misericordia che ci riconoscerai come figli. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Signore, tu sei nostro padre, colui che ci plasma.
Signore, con il Battesimo la nostra Comunità accoglie i piccoli: Alice Cloe, Gabriele, Giovanni, Giulio Filippo, Marco, Marta Giuditta, Matilde, Noah, Paolo Juri e Virginia. Perché con l’esempio di genitori, padrini e di tutti noi, crescano nella fede, lasciandosi modellare dalla tua Parola per amarti e ringraziarti sempre ti preghiamo…. Ascoltaci, Signore!
Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna
Signore, aiutaci a vivere, come ci hai insegnato, quelle “beatitudini” che solo possono portare giustizia e pace nel mondo. Il tuo Spirito ci consenta di coltivare una relazione profonda con te, per poterne essere capaci. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Quale segno tu compi perché vediamo e crediamo?
Gli oratori della nostra Diocesi si apprestano a proporre ai ragazzi un’esperienza “piena di vita ricevuta”, come dice il Vescovo nella sua lettera pastorale: quella che Gesù dona per ciascuno. Perché, accompagnati dagli educatori e dalla comunità, anche i nostri ragazzi possano sperimentare l’incontro con lui e crescano condividendo il suo amore con gli altri, ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!