21 aprile – Quarta Domenica di Pasqua

Ancora una volta, le letture legate alla Pasqua parlano della vita delle primissime comunità cristiane, e del modo con cui esse di vivere la fede nel Signore applicandola alla vita di quel tempo: un esempio anche per noi. Sappiamo bene che, anche allora, essere cristiani non era davvero facile: come anche oggi, dato che ogni anno i martiri cristiani sono moltissimi. Probabilmente, si ripetevano le parole rasserenanti di Gesù: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”…

E Paolo ci racconta un po’ di questa vita in cui era la ‘casa’ il solo luogo del raduno. Al centro sempre però lo “spezzare il pane”: comunità numerose, come si vede, e riunioni parecchio lunghe! Poi, una protratta discussione fraterna… Comunità giovani, e che non lasciavano i giovani da parte! Anzi, li incoraggiavano, dando loro fiducia, e quindi, anche responsabilità: “nessuno disprezzi la tua giovane età!”.  Siamo chiamati a fare un esame di coscienza collettivo…


Lettura degli Atti degli Apostoli (20, 7-12)
Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane, e Paolo, che doveva partire il giorno dopo, conversava con loro e prolungò il discorso fino a mezzanotte. C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti. Ora, un ragazzo di nome Èutico, seduto alla finestra, mentre Paolo continuava a conversare senza sosta, fu preso da un sonno profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è vivo!». Poi risalì, spezzò il pane, mangiò e, dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.

Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (4, 12-16)
Carissimo, nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. In attesa del mio arrivo, dedicati alla lettura, all’esortazione e all’insegnamento. Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbiteri. Abbi cura di queste cose, dèdicati ad esse interamente, perché tutti vedano il tuo progresso. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 10, 27-30
Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Si basa su questo reciproco legame una fede che rassicura e consola. Signore, la Chiesa ci aiuti a essere ascoltatori attenti della tua voce per accogliere con gioia l’invito a diventare tuoi discepoli e camminare con te, nella consapevolezza che sei sempre con noi. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede.
Insieme, come Comunità, ti ringraziamo, Signore, per averci chiamato a vivere la fede anche come una famiglia spirituale, in fraternità. Aiutaci a sostenerci sempre l’un l’altro, condividendo i pesi, e celebrando le gioie come vero ‘corpo’ di Cristo. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Vigila su te stesso.
Signore, aiutami a preservare la mia libertà e la mia capacità di discernimento, perché io sappia vivere la responsabilità, tutta e solo mia, di scegliere te, che ci hai liberati perché restassimo liberi: per sempre. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Non trascurare il dono che è in te
In questa domenica dedicata alle vocazioni -consacrate e non-, tu, Signore, ci inviti, come dice Papa Francesco, a essere felici. Aiuta ciascuno a scoprire e conoscere le proprie qualità, dove metterle a frutto e quale strada percorrere, per diventare segno e strumento di amore, accoglienza, bellezza e pace nei contesti in cui viviamo. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!