2 luglio – Quinta Domenica dopo Pentecoste

Questa domenica l’attenzione viene richiamata a tutto tondo sulla ‘fede’, ‘raccontata’ in modo diverso ma sempre al centro. Da Abram che -settantacinque anni con mogli figli nipote greggi…- parte in carovana verso una meta sconosciuta, e al quale Dio ha chiesto una fede ‘assoluta’. Fino a Gesù stesso che, nel testo di Luca, non nasconde le difficoltà di seguire un Maestro che “non ha dove posare il capo”. E, nel mezzo, la prima chiesa (Paolo) con le sue sfide poste alla razionalità umana da questa “fiducia” nel mistero: tanto da diventare “prova di ciò che non si vede”! Un teologo cerca di spiegarlo così: anche noi, in fondo, crediamo senza troppe difficoltà che la natura e l’universo -cose molto concrete e tangibili- siano da riferirsi a un Dio del tutto invisibile…

Ma queste domande, la Chiesa le fa a noi oggi: cosa vuol dire, avere fede? Perché credere? E in cosa, alla fine, credo io? E possiamo -forse- rispondere così. Credo che il fatto di essere vivo/a non sia un caso. Credo che in ogni vocazione adulta ci sia anche un imperativo: lascia e vai! E una sfida: ma dove? Credo che la vita non sia mai facile e che ogni ‘chiamata’ è esigente (non avere dove posare il capo). E che comporti sempre, anche se in modo diverso, il compito di ‘annunciare la buona notizia del vangelo’.

E capiamo che questo cammino chiede di sentirsi, come dice bene san Paolo, “pellegrini”: e quindi in qualche modo anche “stranieri”. E chiami a guardare lo scorrere della vita dall’alto: per scoprire un disegno e cercare di “non volgersi indietro”.


Lettura del libro della Genesi (11, 31. 32b – 12, 5b)
Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè di suo figlio, e Sarài sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nella terra di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono. Terach morì a Carran. Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan.

Lettera agli Ebrei (11, 1-2. 8-16b)
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara… ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio.

Lettura del Vangelo secondo Luca (9, 57-62)
Mentre camminavano per la strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Esci dalla tua terra, dalla tua parentela, e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.
Aiuta, Signore, la Chiesa tutta a rinnovare e ripensare la propria fede: quella che sostiene la speranza e, in cammino al seguito di Gesù, rende disponibili a operare per un mondo di giustizia e di pace. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Tu, invece va’ e annuncia il regno di Dio.
Ti preghiamo, Signore, per la nostra Comunità: al momento dispersa, ma che si ritroverà unita attorno all’altare ogni domenica. La gioia di aver incontrato Gesù aiuti ciascuno ad annunciare con perseveranza e coerenza di vita il Regno di Dio e la centralità di Cristo: perché solo in lui ci può essere pienezza di vita e felicità eterna. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo
Signore, ogni giorno, ti vediamo dimenticato da un mondo che quasi non vuole più sentir parlare di te. Rafforza in ogni credente la gioia della Speranza, per trovare nella fede il coraggio di camminare insieme a te: comunque e dovunque. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Ti seguirò dovunque tu vada.
Signore, la dedizione che ci chiedi nel seguirti è davvero grande! Aiutaci a dare sempre la priorità a Cristo e alla sua missione sopra ogni altra cosa. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!