13 ottobre – Settima Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore

Questa domenica, una bella riflessione sul bene e sul male da sempre mescolati nella vita di ciascuno come del mondo. E, a fronte di questa verità, come si pone e si deve porre il ‘credente’? Iniziamo dalle parole di Gesù riportate da Matteo che parlano di questo “regno dei cieli” che c’è già ma non ancora del tutto: ‘tempo’ della chiesa, dopo la risurrezione di Gesù ma in cui il ‘male’ non è estirpato.

Come convivere? La risposta è molto semplice: impegnandosi, sapendo che bene e male sono così prossimi – anche in noi, come diceva sempre Martini! – che dividerlo è davvero difficile e fare il punto spetterà solo a Dio.

Tuttavia, Gesù non manca di dare ai suoi discepoli – e oggi a noi – dei suggerimenti molto chiari nelle parabole successive. Viviamo quotidianamente a contatto con cose sbagliate: da quelle tragiche che ben conosciamo, agli aggiustamenti quotidiani delle nostre giornate. “Ma oggi siamo diventati quasi un “resto d’Israele”, Signore. Cosa possiamo mai fare?” Come il piccolo seme di sesamo da cui nasceranno alberi o come al lievito che darà consistenza al pane: fare cioè la ‘nostra ‘parte.

Insieme però, in una comunità che si costruisce giorno per giorno con la collaborazione di tutti ma sulle fondamenta di Gesù (san Paolo). Sapendo di dover essere “testimoni” di Dio (Isaia), ma anche che il Signore è sempre capace di “cose nuove” e facendo per questo attenzione a quanto “germoglia” intorno a noi: anche fuori dai nostri ‘recinti’…


Lettura del profeta Isaia (Is 43, 10-21)
«Voi siete i miei testimoni – oracolo del Signore –… Prima di me non fu formato alcun dio né dopo ce ne sarà. Io, io sono il Signore, fuori di me non c’è salvatore. Io ho annunciato e ho salvato, mi sono fatto sentire e non c’era tra voi alcun dio straniero… ». Così dice il Signore, vostro redentore, il Santo d’Israele: «Per amore vostro l’ho mandato contro Babilonia e farò cadere tutte le loro spranghe, e, quanto ai Caldei, muterò i loro clamori in lutto…». Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti…: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi».

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (3, 6-13)
Fratelli, io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno.

Lettura del Vangelo secondo Matteo (3, 6-13)
Il Signore Gesù espose ai suoi discepoli un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “…Signore, Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”». Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole…». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Ecco io faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Signore, Isaia rivolge oggi queste parole a noi, tua Chiesa riunita nel sinodo. Guidata dallo Spirito  sia capace di ascolto e discernimento perché, come ha detto Papa Francesco, “da questo nasca una Chiesa capace di uscire da sé stessa per abitare le periferie geografiche ed esistenziali, avendo cura di stabilire legami con tutti in Cristo, nostro fratello e Signore!” Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno.
Signore, manda il tuo Spirito sulla nostra Comunità, perché ciascuno di noi diventi una zolla di buona terra  capace, nel piccolo pezzo di campo del mondo che ci è affidato, di far germogliare sogni, fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, e creare un immaginario positivo che illumini le menti e riscaldi i cuori. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Da dove mi verrà l’aiuto ? 
Quando mi sento sopraffatto o smarrito ricordami, Signore, che il soccorso non viene dalle circostanze del mondo, ma da te, che hai creato il cielo e la terra. Per questo preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Allora i giusti splenderanno come il sole.
Ti ringraziamo, Signore, per chi dedica la propria vita alla crescita dell’umanità, coltivando il rispetto verso il prossimo insieme alla fiducia nelle tue promesse.  Aiuta ciascuno a percorrere un cammino responsabile e consapevole per realizzare il  bene di tutti. Per questo con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!