Domenica “della Divina Clemenza”
Tre letture che fanno riflettere su un problema di tutte le generazioni di credenti: il rapporto fra il peccato e il perdono, o per meglio dire fra la morale e la norma etica, la trasgressione, e la sua ricaduta. E tuttavia, in modo assai differente. A cosa serve quello che per Israele e la ‘Legge’, e per noi possono essere i comandamenti, e l’etica, le regole morali?
Il profeta Baruc sembra dire che, quando siamo di fronte a guai seri –i “mali”-, questo accade perché il Signore ci punisce: “li ha mandati sopra di noi”. Sicchè, il ‘popolo’ dei credenti conseguentemente chiede a Dio di essere misericordioso e di intervenire “per il suo amore”.
San Paolo suggerisce uno sguardo diverso. La Legge vincola strettamente, ma, come in tanti altri brani ha suggerito, non ha il potere di salvare. E Gesù ha aperto strade ‘nuove’, quelle dello Spirito, della libertà del discernimento sul male ma anche sulle responsabilità personali. Questi “mali” attualissimi -una guerra senza fine ma anche un terremoto spaventoso in cui il numero delle vittime poteva essere molto ridotto con una seria previsione- non vengono certo da Dio, ma dagli errori umani.
Il vangelo fa parlare il Signore stesso che illumina un altro aspetto di un problema sempre attualissimo. Il male c’è, ed è sempre possibile anche un cattivo uso delle ‘norme’: ergersi a giudice degli altri è più facile che riconoscere il proprio peccato… Chi di voi è senza peccato? Non è così che Dio si comporta: invece della condanna -‘a morte’ in questo caso- dona un perdono che consente di convertirsi e vivere meglio…
Lettura del profeta Baruc (15a; 2, 9-15a)
Direte in quei giorni: «Il Signore ha vegliato su questi mali e li ha mandati sopra di noi, poiché… noi non abbiamo dato ascolto alla sua voce, camminando secondo i decreti che aveva posto davanti al nostro volto. Ora, Signore, Dio d’Israele, e ti sei fatto un nome…noi abbiamo peccato, siamo stati empi, siamo stati ingiusti, Signore, nostro Dio, verso tutti i tuoi comandamenti. Allontana da noi la tua collera, perché siamo rimasti pochi in mezzo alle nazioni fra le quali tu ci hai dispersi. Ascolta, Signore, la nostra preghiera, la nostra supplica, liberaci per il tuo amore e facci trovare grazia davanti a coloro che ci hanno deportati, perché tutta la terra sappia che tu sei il Signore, nostro Dio».
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (7, 1-6a)
O forse ignorate, fratelli…che la legge ha potere sull’uomo solo per il tempo in cui egli vive? La donna sposata…è legata al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è liberata dalla legge che la lega al marito. Ella sarà dunque considerata adultera se passa a un altro uomo mentre il marito vive; ma se il marito muore ella è libera dalla legge… Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla Legge per appartenere… a colui che fu risuscitato dai morti…Quando infatti eravamo nella debolezza della carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla Legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. Ora invece, morti a ciò che ci teneva prigionieri, siamo stati liberati dalla Legge per servire secondo lo Spirito, che è nuovo.
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (8, 1-11)
Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce
Egli sedette e si mise a insegnare loro.
Signore, ci sembra semplice portare a tutti la tua Parola, ma forse non abbiamo abbastanza fede, e forse il mondo intorno a noi per questo non vuole più ascoltare. Fa’ che la Chiesa sappia davvero trasmettere i valori della apertura, disponibilità, e accoglienza perché ogni uomo e ogni donna possano riconoscere la tua grazia. Per questo ti preghiamo…Donaci, Signore, la tua misericordia!
Neanch’io ti condanno.
Con queste parole, Gesù dà alla donna la possibilità di risollevarsi e rimettersi in cammino. La nostra comunità, Signore, sia portatrice di questo messaggio di salvezza perché ogni giorno, partendo dalle nostre miserie, possa ancora e sempre testimoniare a tutti il volto misericordioso del Padre. Per questo ti preghiamo… Donaci, Signore, la tua misericordia!
E se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Signore, come questi anziani, rendici capaci di riconoscere con sincerità il nostro peccato, e di essere così sapienti da non condannare, e neppure godere, delle umiliazioni altrui. Per questo ti preghiamo… Donaci, Signore, la tua misericordia!
Il Signore… questi mali… li ha mandati sopra di noi.
Signore, ti affidiamo le persone coinvolte in una guerra senza fine e ora anche nel terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria. Sappiamo troppo bene che non sei tu a volere il nostro male: aiuta tutti a interrogarsi sulle proprie responsabilità. Sostieni le vittime, le loro famiglie, i soccorritori; e fai che l’appello alla solidarietà possa essere sentito da tutti come una urgenza dovuta e generosa. Per questo, con tutto il cuore ti preghiamo… Donaci, Signore, la tua misericordia!