Articolo di Claudia DF. — L’8 settembre, nascita di Maria cui è dedicato il nostro Duomo, segna da sempre l’inizio dell’anno pastorale.
Per il 2021/22, il nostro Arcivescovo ha scelto come mezzo per indicarne le priorità non l’usuale ‘lettera’, ma una più quotidiana “proposta pastorale”. Molto seria, però, perché tocca “la grazia e la responsabilità di essere Chiesa”: il che riguarda proprio tutti i credenti. Si tratta di un testo articolato – cui rimandiamo -, ma dal quale cerchiamo di desumere qui solo gli spunti di fondo.
La partenza. Da dove iniziare, se non dalla “tribolazione” di una pandemia sempre presente che ci fa concentrare su noi stessi, tanto da “dimenticare il resto del mondo e le tragedie che continuano a tormentare popoli, famiglie, persone”?
Risultato. “Alcuni vivono questo tempo di ripartenza” pensando di “tornare alla vita normale… Alcuni con inquietudine… sospettando in ogni persona e in ogni luogo un pericolo… Alcuni arrabbiati… contestando responsabili e cercando colpevoli”.
Domanda. “Come attraversiamo il tempo che viviamo, noi discepoli del Signore?”
E, citando il messaggio del Vescovi lombardi, Delpini invita innanzitutto a usare questa “occasione per imparare a vivere e essere più incisivi nella vita”.
Insomma, siamo “nella tribolazione” ma senza mai dimenticare la “speranza”.
Quattro suggerimenti. Imparare
- “a pregare”, da soli, in famiglia, nella comunità;
- “a pensare”, con “un pensiero critico”, indispensabile per partecipare in modo utile e attivo alla vita culturale, economica, politica, sociale;
- “a sperare oltre la morte, affermando la fede nella risurrezione di Gesù e nella nostra risurrezione;
- “a prendersi cura, apprezzando le molte forme di solidarietà esistenti”.
E tutto questo NON da soli … Ed ecco la proposta:
1) Siamo una comunità di fede, che si raduna ogni domenica attorno all’altare. L’anno liturgico stesso è un percorso di conversione e di comunione che parte dalla Pasqua ed è guidato dalla Parola. “Non è chiesto di diventare ‘specialisti’ della Bibbia, farà bene a tutti, però, quella familiarità che fa ardere il cuore, purifica la mente da pregiudizi, offre orientamento per le grandi e piccole scelte”.
La Parola al centro.
2) La nostra Comunità ecclesiale fa parte di un grande Chiesa che ci chiama, come discepoli, a una “fraternità universale nel riferimento al Padre di tutti”. Guardando i guai lontani certo, ma anche traducendo tutto questo “nello stile quotidiano del buon vicinato e nell’alleanza costruttiva con tutte le confessioni, religioni, istituzioni”.
Abbiamo tutti la responsabilità di sentire questa unità.
3) Potremo allora fermare i “signori della guerra, o le persone avide di guadagni a prezzo della schiavitù e dello sfruttamento della terra”? No di certo. Continueranno a fare “molti danni”: ma “noi, tutti, insieme, uomini e donne di buona volontà, ci ostiniamo a seminare pace, edificare fraternità, praticare prossimità”. E questo deve diventare il patrimonio delle nostre famiglie, entrare nell’educazione dei nostri giovani, alla luce del vangelo e nella preghiera comunitaria, domestica e personale.
La Chiesa deve sentirsi “liberata” dalla Parola del Signore.
4) Gesù invita continuamente i suoi discepoli – dunque noi – a essere “lieti” e prega perché la loro – e nostra – gioia “sia piena”. La gioia, oggi? La storia e la cronaca è piena di tristezze, ingiustizie, violenza, dolore: di cosa mai parliamo? Papa Francesco: “la gioia nasce dalla gratuità di un incontro!… Dio dice: Tu sei importante per me, ti voglio bene, conto su di te… e questo è il segreto della nostra gioia”.
E conclude Delpini: “la gioia non è una emozione, ma più profondamente un habitus (stile) che dona energie per la vita di ogni giorno, a livello individuale, familiare e sociale, e che trascina tutti noi nel processo di rigenerazione della storia e del cosmo, che è la risurrezione di Gesù.
“La gioia cristiana è strumento per la trasformazione del mondo e la conversione dei cuori”.
Questo anno pastorale sarà molto importante per noi milanesi: avremo a febbraio la visita pastorale del nostro Arcivescovo, e sta partendo un progetto teso a cambiare in modo profondo la presenza della nostra Chiesa sul territorio in cui abitiamo e viviamo: ne sentiremo parlare… E tutto questo troviamo nella proposta del vescovo…
Dovremo tornare più volte su queste righe, e ripeterci gli uni gli altri, che questi sono i nostri obiettivi:
- una chiesa unita profondamente,
- che non si fa condizionare perché sa essere libera da slogan e frasi fatte ad arte,
- capace di sperare e di aprirsi alla gioia…
Buon cammino!
Per approfondire: