Riprendendo il tema di una fede vissuta, le letture questa domenica parlano di ‘testimonianza’: un termine che significa anche ‘martirio’ (nel greco antico del Nuovo Testamento sono la stessa parola).
Il lungo e tragico racconto dei Maccabei narra le crudeltà imposte da chi ha il potere ‘assoluto’ di farlo: il che accade purtroppo anche oggi. Nel brano ai Corinzi, poi, san Paolo narra in prima persona le difficili traversie connesse a una missione finita con il martirio. E sappiamo bene che, in luoghi lontani, troppi uomini e le donne perdono ogni anno la vita per professare la loro fede.
Siamo allora tutti chiamati al ‘martirio’ in senso proprio? Certamente no. Ed è sempre stato così, del resto, sino dalle prime comunità. Tuttavia, come credenti, siamo tutti tenuti a essere ‘testimoni’ quotidiani della buona notizia del Vangelo. Nelle scelte di vita, in famiglia, nella difesa dei propri principi: e nell’accoglienza, virtù questa -come leggiamo nel vangelo- particolarmente gradita a Dio.
Mettendo al centro non il proprio egoismo o il proprio interesse, ma lo stile di vita che Gesù ha incarnato e poi indicato a tutti nelle ‘beatitudini’ e nel discorso escatologico di Matteo. Un ‘martirio’ quotidiano molto meno arduo e doloroso, ma pur sempre difficile, se ben vissuto giorno per giorno.
Come diceva il card. Scola: i martiri di oggi testimoniano la loro fede anche a nome nostro. E quindi ci richiamano molto seriamente alla necessità di una nostra personale -e coraggiosa- testimonianza vissuta…
Lettura del secondo libro dei Maccabei (7, 1-2. 20-41)
Ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita… ». Antìoco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia». Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati…Ma tu, … non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio…». Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4, 7-14)
Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi.
Lettura del Vangelo secondo Matteo (10, 28-42)
Il Signore Gesù disse: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare “l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera”; e “nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Signore, oggi inviti ancora la tua Chiesa a volgere lo sguardo, a ‘vedere’ anche col cuore, e ad accogliere testimoniando così la fede. Aiutala a continuare a seguire Gesù, lasciandosi prendere per mano: per giungere dove non avrebbe mai pensato di poter arrivare. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre Buono!
Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo.
Le parole di Paolo si riferiscono a quello che è vero centro della fede: la resurrezione di Gesù. E ci interrogano, personalmente e come comunità, su un punto oggi non di rado esitante. Signore, il tuo Spirito – vero Maestro interiore, come diceva il cardinale Martini- ci aiuti a capire questo mistero di vita e di speranza, e a testimoniarlo con una fede serena. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno.
Signore, guidaci lungo il cammino della giustizia e non lasciarci deviare, ma rendici fermi nel tuo amore. Affidiamo a te ogni nostro passo, e ci abbandoniamo alla tua sapienza e bontà. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!
Chi avrà dato da bere a uno di questi piccoli perché è un discepolo, non perderà la sua ricompensa.
Signore, ogni giorno le crescenti differenze sociali e l’iniqua distribuzione delle ricchezze della terra generano odio e violenza. Eppure, tu chiedi a ciascuno di noi di ricordare che sono i piccoli gesti a fare la differenza. E perché da questi piccoli gesti possa nascere fratellanza e condivisione e da qui la pace, con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!