18 agosto – Tredicesima Domenica dopo Pentecoste

Le tre letture di questa domenica aiutano ancora una volta a porci il problema della fede. Cosa vuol dire ‘credere’?

La domanda emerge chiara nel brano di san Paolo. Come cristiani abbiamo il ‘vangelo’: la ‘buona notizia’ di salvezza venuta da Gesù stesso. Ma, prima di lui, Dio aveva comunque parlato attraverso i profeti. Eppure, è sempre stato difficile credere, tanto che l’apostolo lo dice chiaramente: quanti dopo aver ascoltato, hanno detto di credere? Dal tono comprendiamo la risposta: pochi pochi. Forse perché erano sordi? Impossibile: tutti sapevano…

E la conclusione, drastica, è perfettamente in linea con le letture delle passate domeniche. Il Signore parla a tutti e si fa ‘trovare’ da tutti: anche da chi non lo cerca, e magari pare disinteressato a farlo.

Come Ciro il Grande, che permette la ricostruzione del Tempio in quello che pare forse essere il primo atto di tolleranza della storia umana conosciuta. O come il centurione romano di Luca, cui Gesù stesso riconosce una fede più grande dei credenti del tempo.

E noi? Il Vangelo: abbiamo letto e compreso il suo messaggio? E, soprattutto, lo facciamo diventare vita? Perché, come la prima e l’ultima lettura indicano: ciò che conta agli occhi del Signore è una fede vissuta nella quotidianità. Ben al di là di una circoncisione o di un battesimo che con il tempo possono diventare, purtroppo, un segno unicamente formale. Un tema su cui riflettere seriamente…


Lettura del secondo libro delle Cronache (36, 17c-23)
Il Signore consegnò ogni cosa nelle mani del re dei Caldei. Quegli portò a Babilonia tutti gli oggetti del tempio di Dio, grandi e piccoli, i tesori del tempio del Signore e i tesori del re e dei suoi ufficiali. Quindi incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano… Nell’anno primo di Ciro, re di Persia…il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (10, 16-20)
Fratelli, non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro: «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole». E dico ancora: forse Israele non ha compreso? Per primo Mosè dice: «Io vi renderò gelosi di una nazione che nazione non è; susciterò il vostro sdegno contro una nazione senza intelligenza». Isaia poi arriva fino a dire: «Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me».

Lettura del Vangelo secondo Luca (7, 1b-10)
Il Signore Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Salvaci, Signore nostro Dio, radunaci dalle genti.
Signore Gesù, spesso ci pare, come cattolici, di essere una minoranza. E rischiamo di sentirci anche noi ‘dispersi fra le genti’, come gli Israeliti del salmo. Il grande Sinodo che si concluderà in ottobre, ci darà però, al contrario, la giusta dimensione missionaria di una Chiesa universale coraggiosa e presente in tutte le latitudini e longitudini del mondo. E, perché questo possa accadere, con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo.
Signore, solo una Comunità che ascolta fedelmente può diventare una Comunità che annuncia efficacemente. Aiutala a comprendere la Parola di Gesù alla luce dei problemi di oggi, e dunque dell’esistenza e del vissuto dei fratelli e delle sorelle che incontriamo ogni giorno. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto.
Signore, come al centurione, concedici la grazia di riconoscere i nostri limiti e di affidarci completamente alla tua misericordia. E la nostra fede possa crescere ogni giorno nonostante le nostre debolezze sapendoti vicino, sempre pronto a rinnovare le nostre vite. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Ora io dico, forse non hanno udito?
Certo, Signore, abbiamo udito, ma forse non abbiamo compreso e abbiamo lasciato che la cultura che ci sta intorno ci portasse a uno stile di vita che, di fatto, è ben lontano dal Vangelo. Aiutaci a distinguere la verità della tua Parola tra le troppe voci che assediano ogni giorno la nostra mente. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!