4 agosto – Undicesima Domenica dopo Pentecoste

Dio e noi come fedeli: popolo -si diceva allora-, o comunità come preferiamo oggi. Un rapporto da sempre non facile individualmente, e ancora di più parlando di una ampia collettività.

In questa domenica vediamo tre scene al centro delle quali c’è sempre Israele, il popolo dell’Antica Alleanza. Nel Libro dei Re c‘è il suo ‘tradimento’ quando, dimenticando il Signore, aveva finito per adattarsi al trend di vita del tempo con i suoi falsi Dei: “i Baal”. Da qui la descrizione del ‘male’: terribile e pieno di una violenza difficile da condividere per noi Cristiani.

Nella seconda tutto muta. Agli occhi di Paolo, Israele appare ancora dalla parte ‘sbagliata’ per non aver accolto la ‘nuova alleanza’ di Gesù. Questo, però, significa che Israele, per le tante e tante volte che ha tradito Dio, è condannato per sempre… La risposta è un vigoroso e sentito: no! Anche nel male più profondo, anche quando ogni speranza pare persa, tanti sono capaci di “non piegare il ginocchio”. E c’è sempre “un resto” fedele: in ogni tempo, e anche oggi.

Tuttavia, l’intervento di Dio può anche essere molto diverso: e, davanti a una troppo grande aridità, il Signore più rivolgere la sua chiamata altrove, guardando a chi sarà in grado di “produrre molti frutti”, anche dove nessuno si immagina… E’ già accaduto, accade ora, accadrà ancora.

Non siamo noi ad avere lo sguardo profetico di Dio. Ma, per questo, chiediamo al suo Spirito di saper cogliere i segni della sua presenza anche lontano da noi, come diceva Padre Martini: per vedere chiaramente i nostri limiti, ma soprattutto per far vivere questi nuovi germi e aiutarli a portare frutto. È, del resto, la ‘consegna’ attuale della Chiesa ‘sinodale’.


Lettura del primo libro dei Re (18, 16b-40a)
Acab si diresse verso Elia. Appena lo vide, Acab disse a Elia: «Sei tu colui che manda in rovina Israele? ». Egli rispose: «Non io mando in rovina Israele, ma piuttosto tu e la tua casa, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito i Baal. Perciò fa’ radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo, insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele». Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo. Elia si accostò a tutto il popolo e disse: «Fino a quando salterete da una parte all’altra? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». Il popolo non gli rispose nulla. Elia disse ancora al popolo: «Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Ci vengano dati due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l’altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Invocherete il nome del vostro dio e io invocherò il nome del Signore. Il dio che risponderà col fuoco è Dio!». Tutto il popolo rispose: «La proposta è buona!». Elia disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi il giovenco e fate voi per primi, perché voi siete più numerosi. Invocate il nome del vostro dio, ma senza appiccare il fuoco». Quelli presero il giovenco che spettava loro, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: «Baal, rispondici!». Ma non vi fu voce, né chi rispondesse…Venuto mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà». Gridarono a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno… Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi a me!». Tutto il popolo si avvicinò a lui e riparò l’altare del Signore che era stato demolito. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, … Con le pietre eresse un altare nel nome del Signore; scavò intorno all’altare un canaletto, della capacità di circa due sea di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: «Riempite quattro anfore d’acqua e versatele sull’olocausto e sulla legna!». Ed essi lo fecero. Egli disse: «Fatelo di nuovo!». Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: «Fatelo per la terza volta!». Lo fecero per la terza volta. L’acqua scorreva intorno all’altare; anche il canaletto si riempì d’acqua. Al momento dell’offerta del sacrificio si avvicinò il profeta Elia e disse: «Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d’Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola. Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!». Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. A tal vista, tutto il popolo cadde con la faccia a terra e disse: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!». Elia disse loro: «Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi neppure uno!».

Lettera di san Paolo ai Romani (11, 1-15)
Fratelli, io domando: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch’io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino… Non sapete ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele? Signore, «hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari, sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita». Che cosa gli risponde però la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così anche nel tempo presente vi è un resto, secondo una scelta fatta per grazia… Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti. Gli altri invece sono stati resi ostinati, come sta scritto: «Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d’oggi»…Ora io dico: forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta alle genti, per suscitare la loro gelosia. Se la loro caduta è stata ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza per le genti, quanto più la loro totalità! A voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?

Lettura del Vangelo secondo Matteo (21, 33-46)
Il Signore Gesù disse: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.


Preghiere di fedeli della Comunità di Santa Croce

La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo.
Spesso, nella storia della Chiesa si è pensato che eravamo fondamentalmente noi, uomini e donne, a faticare per continuarne la presenza nel mondo. Ma, come ha detto il Papa, se i “mattoni” che la costruiscono sono i fedeli, è solo «lo Spirito vivo di Gesù che noi tutti abbiamo dentro” a fare «l’unità della Chiesa, nella diversità dei popoli, delle culture, delle persone». Per questo con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Così anche nel tempo presente vi è un resto, secondo una scelta fatta per grazia.
Ci lamentiamo spesso di un mondo che proprio non va avanti come desidereremmo, eppure, Signore, tu ci inviti a guardare bene intorno a noi. Il tuo Spirito aiuti la nostra Comunità e vedere i germi di bene che ogni giorno fioriscono dove non ci aspetteremmo, per rispondere con intelligenza alla tua “grazia”. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena della tua presenza, dolcezza senza fine.
Signore, che cammini con noi e vivi in noi, fa’ che, nel nostro cammino, possiamo sempre sentire la dolcezza della tua presenza. Guidaci con mano sicura, e fai che, nel seguirti sul sentiero che hai tracciato per noi, possiamo essere testimoni della tua bontà e misericordia. Per questo ti preghiamo…
Ascoltaci, Padre buono!

Fratelli, io domando: Dio ha forse ripudiato il suo popolo?
No, Signore, tu non hai ripudiato chi ti è fedele. Nel mondo del pensiero unico, governato dal potere e dal denaro -vere divinità del nostro tempo-, Paolo ci aiuta a rileggere il nostro cammino di fede, ricordandoci che è la sequela di Gesù che porta a Dio: con fiducia e amore, certi della promessa di Cristo. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!