30 giugno – Sesta Domenica dopo Pentecoste

Tre bellissime letture che, ancora una volta, ci parlano di Dio. Un Dio ‘misterioso’ davanti al quale Mosè ha “paura. Una fiamma che brucia senza consumarsi come nel roseto ai piedi dell’Oreb. Che sembra lontano, ma segue le tristissime vicende di noi umani. Un Dio che “invia” per parlare di Lui…

Ma come, Signore? Ed è quella appunto la “sapienza” che Paolo indica come capace di dare a tutti -e perciò a noi- di parlare di Lui anche oggi: sia pure “con timore e trepidazione”, ma grazie appunto alla “potenza” dello Spirito.

Perché -lo dice Gesù stesso nel vangelo di Matteo- questo Dio, che solo attraverso il Figlio possiamo conoscere, ci dona sempre la possibilità di essere “ristoro” anche “nella stanchezza e nelle oppressioni” della nostra vita: personale come comunitaria. Un appello serio alla nostra fede…


Lettura del libro dell’Esodo (3, 1-15)
Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze… Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e fare uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (2, 1-7)
Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.

Lettura del Vangelo secondo Matteo (11, 27-30)
Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Io sarò con te. Questo sarà il segno che ti ho mandato…
Signore Gesù, hai istituito la Chiesa e l’hai mandata nel mondo ad annunciare la tua Parola: e per questo le hai dato la garanzia della tua protezione. Nell’adempiere il tuo mandato, aiutala ad avere sempre il coraggio della fede e la consapevolezza della tua presenza. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore.
Con queste parole, Signore, ci indichi un cammino di conoscenza in cui occorre ‘imparare’. La nostra Comunità, ricordando questo insegnamento, impari cosa vuol dire essere tuoi veri discepoli e, tenendo lo sguardo fisso su di te, capisca quanta strada abbiamo ancora da fare, nella gioia e forza di camminare tutti insieme. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Mi diranno: “Qual è il suo nome?” E io che cosa risponderò loro?
Signore, proprio come Mosè al roveto ardente, quando le persone mi chiedono di te, mi sento inadeguato e incerto su cosa dire. Insegnami a rispondere con umiltà -proprio come Gesù-, e rafforza la mia fede, perché la mia testimonianza possa essere con sincera e sicura. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Ho osservato la miseria del mio popolo… e ho udito il suo grido.
Signore Gesù, ogni giorno assistiamo a tragedie infinite senza poter intervenire. Le parole di Esodo ci consolano perché dicono che Dio non si dimentica di nessuno, ma ci turbano perché è per questo che le tue ‘ferite’ non cessano di sanguinare… Il tuo Spirito ci ispiri, perché tutti possiamo fare la nostra piccola ma importante parte. Ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!