Questa solennità ci porta al cuore della nostra fede: il mistero incomprensibile di un Dio che rinuncia alla sua ‘onnipotenza’ per offrire e allargare il suo annuncio di speranza e salvezza all’umanità intera. Un messaggio destinato a diventare a sua volta vita, accoglienza, solidarietà, uguaglianza, misericordia, e dunque anche pace. Con una testimonianza vissuta, che chiama quindi a misurarsi necessariamente con ciò che contrasta tutto questo: il Male. Ecco perché, tanto nel Primo che nel Secondo Testamento, abbiamo sempre tanto a che fare con il sangue: che vuol dire morte ma insieme anche speranza di vita.
La lettura ravvicinata dei due brani di Esodo e di Paolo dicono appunto che Dio ha avuto sempre una attenzione particolare con il suo popolo: ma che, con l’incarnazione del Figlio, l’ha messa a disposizione di tutti. E, infatti, la “stanza al piano superiore” è, come diceva Martini, il nostro cuore aperto alla cena eucaristica, luogo di incontro con il Signore.
“Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue”… Signore Gesù, la tua Passione si perpetua nel tempo, e le ferite della Croce sanguinano sempre. Troppo male, troppe tragedie, troppe ingiustizie, troppo dolore… Aiutaci a fare la nostra parte e a non tirarci indietro, con l’aiuto del tuo “pane di vita” e del tuo vino “della gioia”…
Lettura del libro dell’Esodo (24, 3-8)
Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
Lettera agli Ebrei (9, 11-15)
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.
Lettura del Vangelo secondo Marco (14, 12-16. 22-26)
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero al Signore Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce
Prendete questo è il mio corpo.
Ti preghiamo, Signore, per la tua Chiesa perché ogni volta che celebra l’Eucaristia, memoria della tua passione morte e risurrezione, possa infondere a quanti si nutrono di te coraggio e speranza per vivere già oggi l’attesa della gioia piena nella comunione con te. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Signore, aiuta la nostra Comunità a partecipare all’Eucarestia con una fede autentica, perché possiamo stare in questa tua ‘stanza’ consapevoli che ci doni tutto te stesso, per poter diventare tuo ‘corpo’ nel mondo in cui viviamo. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Tu ci disseti, Signore, al calice della gioia.
Così il salmo. Signore, non permettere che il mio cuore sia appesantito dalle preoccupazioni di ogni giorno, ma fa’ che io possa cercare il tuo Regno e la tua giustizia prima di ogni cosa, in modo che ogni bisogno sia così soddisfatto. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Questo è il mio sangue dell’alleanza…
Signore Gesù, mentre piangiamo le tante croci delle guerre che insanguinano il mondo, la Chiesa ci invita a celebrare il sacrificio del tuo corpo e del tuo sangue, segno di alleanza e pace. Illumina il cuore degli uomini e delle donne di buona volontà, perché il cuore di ciascuno di noi diventi il punto di partenza per arrivare alla pace. Per questa speranza, noi ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!