13 agosto – Undicesima Domenica dopo Pentecoste

Questa domenica la Chiesa ci fa riflettere sulle difficoltà di ogni vera testimonianza. Proporzionali al peso di chi la compie, come dimostrano le vicende delle figure più significative dei due Testamenti. Elia, che nella Trasfigurazione abbiamo visto discorrere con Gesù insieme a Mosè. Paolo, vero fondatore della Chiesa cristiana. Uomini che parlano con Dio a tu per tu, lamentandosi però delle difficoltà, dei pericoli, della solitudine. Elia aggiunge il fallimento del suo compito. Paolo anche dei propri limiti personali. A entrambi Dio dice la stessa cosa: andare avanti nonostante gli insuccessi e, se necessario, tornare indietro: per ricominciare, fidandosi di Lui.

Del resto, Gesù ha sempre anticipato molto sinceramente ai discepoli che seguirlo avrebbe voluto dire rischiare, perché -come richiama il Papa- amare vuol dire accettare di soffrire, e così è anche nella narrazione del vangelo di Matteo: “vi mando in mezzo ai lupi…vi consegneranno ai tribunali…”. E perché? Per dare “testimonianza a loro [i Giudei] e ai pagani”. Ma, anche qui, la promessa è quella dello Spirito: Maestro interiore, ma anche Difensore, Avvocato.

E questo oggi dice la Chiesa a noi, discepoli di oggi. Tornando alle letture, possiamo forse aggiungere un paio di riflessioni contemporanee. Anche la nostra testimonianza è fondamentale: nella nostra Chiesa e nelle nostre comunità. Ma anche verso i nostri “pagani”: atei o forse piuttosto indifferenti. Anche noi sappiamo bene di essere una crescente minoranza. E, come Elia parliamo di fallimenti e solitudini… Chissà che Dio non stia indicando anche a noi i numerosi “settemila” che, senza ce ne accorgiamo, ai suoi occhi sono veri cristiani? Da scoprire e con cui collaborare. Lo Spirito ci precede come diceva Martini: occorre affinare lo sguardo, forse cambiarlo. Come infatti narra splendidamente la vicenda dell’Oreb, Elia si accorse della presenza di Dio solo nel “sussurro di una brezza leggera”…

 


Lettura del primo libro dei Re (19, 8b-16. 18a-b)

Elia camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Che cosa fai qui, Elia?». Egli rispose: «… gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita». Gli disse: «Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti…, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita». Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Cazaèl come re su Aram. Poi … ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto. Io, poi, riserverò per me in Israele settemila persone, tutti i ginocchi che non si sono piegati a Baal».

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (12, 2-10b)

Fratelli, so che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato: direi solo la verità. Ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi più di quello che vede o sente da me e per la straordinaria grandezza delle rivelazioni. Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Matteo (10, 16-20)

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi».

 


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti è lo Spirito del Padre che parla in voi.
La Parola, Signore, deve risultare vera e credibile nei fatti. Con il tuo aiuto la Chiesa sappia mostrarsi al mondo mentre cammina sulla via dell’Amore. E sarà Dio stesso, nei modi che solo Lui conosce, a dare testimonianza alla sua Parola. Signore, per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi.
Signore, oggi rischiamo come credenti la persecuzione sottile di un pensiero dominante quotidianamente veicolato dai mezzi di comunicazione: e per questo sempre più diffuso.
Di fronte a queste insidie, la nostra Comunità non sia spaventata e chiusa in sé stessa, ma disponibile verso tutti, con la forza data dalla fede e dalla Parola. Per questo ti preghiamo. Ascoltaci, Signore!

Egli mi ha detto: “Ti basta la mia Grazia”.
Signore, ti chiediamo di incoraggiarci ad aver fiducia nella tua grazia per trovare conforto nei momenti difficili e di particolare vulnerabilità nella nostra vita. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Su, ritorna sui tuoi passi.
Dio chiede a Elia di riconoscere i propri errori e di “tornare indietro”. Signore, in un mondo che sembra andare verso guerre e disastri globali con superficialità e quasi disinteresse, il tuo Spirito sappia suggerire a tutti, e in particolare a chi ha potere decisionali fondamentali, la forza di fare discernimento e cambiare davvero mente e soprattutto cuore. Con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!