22 gennaio – Terza Domenica dopo l’Epifania

Tre letture sulle quali meditare molto seriamente in un mondo sempre più segnato da profondi dislivelli economici. Il tema infatti, pur in contesti differenti, è il medesimo. Il popolo di Israele chiamato da Dio tramite Mosè a lasciare la terra della servitù, ma anche una situazione alla fine di benessere quotidiano, si ritrova a girare a vuoto nel deserto. E come domenica scorsa lo abbiamo visto in grande difficoltà per mancanza di acqua, questa volta rimpiange “la pentola della carne” che aveva in Egitto… E, nuovamente, il Signore interviene tramite Mosè annunciando una sorta di miracolo: una strana sostanza che sarebbe venuta “come pane dal cielo”. Dio provvede: ma a modo suo. Ognuno ne raccoglierà solo “quanto può mangiarne”. Di modo che nessuno potesse rimanerne senza. Un chiarissimo insegnamento anche per noi…

E che san Paolo raccoglie spiegando alla sua nascente comunità -e a tutti noi oggi- che il Signore Gesù stesso ci ha insegnato con la sua esistenza come rapportarci fra di noi.  Come non ha esitato a rinunciare alla sua ricchezza -la divinità- per venire in soccorso della nostra povertà umana, altrettanto siamo chiamati a fare fra noi, perché “vi sia uguaglianza”.

Il notissimo brano del vangelo ripropone il problema di un gran numero di persone che si trovano in una zona deserta e senza cibo. Questa volta sono i discepoli a porre il problema a Gesù: intervieni tu e, in pratica, di’ loro di arrangiarsi… Ma non funziona così: neppure oggi davanti alle povertà vicine e lontane di cui ben conosciamo l’esistenza. “Date voi stessi da mangiare”. Ma come, Signore? Non ce la faremo mai con quei “cinque pani e due pesci” dei nostri aiuti… E la risposta è sempre la stessa: quando ognuno tira fuori dalla sua bisaccia quel poco che ha, alla fine il miracolo è quello di una condivisione persino eccedente


Lettura del libro dell’Esodo (16, 2-7a. 13b-18)
Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge…». Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui». Al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”». Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. Si misurò con l’omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (8, 7-15)
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

Lettura del Vangelo secondo Luca (9, 10b-17)
Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Signore, sostieni la Chiesa nell’annuncio del tuo regno con la stessa carità di Gesù, perché sappia accendere nel cuore delle persone la speranza, e insieme il desiderio di essere sanate da tutti i loro mali. Per questo ti preghiamo…Ascoltaci, Signore!

Non abbiamo che cinque pani e due pesci.
Signore Gesù, anche oggi chiedi a noi quel poco che abbiamo e che siamo. Lo mettiamo a tua disposizione perché tu possa fare il miracolo della condivisione, trasformando la nostra Comunità in uno spazio in cui tutti possano godere la libertà di stare insieme, per vivere in comunione con Dio e tra di noi. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

“Gli Israeliti si dissero: che cos’è”…
La domanda, Signore, riguardava un “pane dal cielo”, e forse anche noi, alcune volte facciamo fatica a capire profondamente il dono dell’eucaristia, attualizzazione continua dell’evento costitutivo della nostra fede, e vero nutrimento per le difficoltà del cammino della nostra esistenza. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno.
Signore, come il popolo d’Israele nel deserto, molti tuoi figli, anche nei Paesi più evoluti, soffrono oggi essendo privi del necessario per la sopravvivenza, mentre altri godono di un’abbondanza eccessiva e a volte ostentata. Non farci mancare la luce del tuo Spirito, perché tutti capiscano che non c’è giustizia senza uguaglianza, e non c’è pace senza giustizia.  Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Domani con i nostri Padri ricorderemo i Santi Sposi, Patroni del loro Istituto: una scelta poco comune per dei missionari, ma che insegna molto. Maria e Giuseppe, nelle vostre mani mettiamo i nostri Padri, Riccardo, Lidio, Antonio, e in particolare p. Matthieu, ma anche tutti noi e le nostre famiglie: i nostri desideri, le nostre fatiche, il nostro impegno, le nostre speranze. Per questo con il cuore ti preghiamo…Ascoltaci, Signore!